Questo gran premio non si doveva fare!

Il Gran premio del Bahrein di oggi non avrebbe dovuto essere disputato: i disordini che animano da mesi il paese arabo meriterebbero rispetto ed attenzione, non essere messi al margine della giostra da soldi della formula 1. Mentre la gente si ammazza e si fa ammazzare per i propri diritti e per quelli dei figli, noi occidentali, la auto proclamata razza eletta, ci presentiamo con i motori rombanti a coprire le grida di uomini e donne che vivono vite difficili e tormentate.

L’atteggiamento delle potenze occidentali è ormai sempre lo stesso rispetto ai tumulti che sconvolgono ampie porzioni del mondo: bombardamenti o silenzio, prepotenza o indifferenza. Non riusciamo ad uscire da questo circolo vizioso della cultura del dominio; se i regimi sono amici delle grandi potenze vengono difesi ad oltranza: il Bahrein appunto o la ben più nota, ma non meglio governata, Arabia Saudita. Gli eccellenti rapporti commerciali fanno si che qui tutto sia permesso: meglio continuare ad acquistare petrolio a condizioni vantaggiose che elevare la qualità della vita di milioni di abitanti che, pur vivendo su uno dei suoli più ricchi del mondo, stentano a portare in tavola un pasto al giorno.

Se c’è diversità di vedute (come in Siria) si tenta qualche timido approccio diplomatico, che non mira alla ricomposizione delle fratture ma preferisce mantenere un controllo blando sulla situazione, finché finalmente non si raggiunga l’accordo sul da farsi. Ma in Siria sarà molto difficile trovare una via d’uscita concordata, per questo sarebbe il caso di avviare serie trattative diplomatiche, per evitare ulteriori vittime e dimostrare, almeno una volta, che davvero l’occidente ha a cuore i destini di popolazioni soggiogate da dittatori senza scrupoli.

La fine che fanno i regimi non graditi la conosciamo tutti: niente gare di F1, ma pioggia di bombe.

Nonostante questo la giostra non si ferma, ignora il sangue delle vittime e continua a rombare nel deserto, ospitando tra le celebrità il re contestato.

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